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Una madre che rinuncia a suo figlio è una madre che è stata lasciata sola

Quando la notizia di una nascita si lega a quella dell’abbandono del neonato in ospedale, le cause della scelta materna sembrano, ai giorni nostri, abbastanza chiare e condivisibili.
Si legge la notizia e si gira pagina.
Si sa che il bambino è al sicuro.
Quando l’abbandono avviene diversi giorni o mesi dopo la nascita, le reazioni sono diverse: si crea curiosità e preoccupazione. Le informazioni rispetto al luogo dell’abbandono, alle persone che hanno chiamato il 118 e sono state coinvolte nel ritrovamento, alla salute di quel neonato e alle motivazioni che quella madre non ha lasciato scritte, ma che l’hanno portata a quell’abbandono, diventano fatti di cronaca. Il pensiero è veloce e le associazioni di cui è capace la mente sono semplici, a volte banali.
Nella mente di tutti quelli che hanno letto oggi la notizia del neonato di quattro mesi abbandonato a Verona è echeggiata questa frase: povera quella donna e povero quel bambino!
Difficilmente si pensa all’esperienza di gravidanza, di nascita, di puerperio e di crescita insieme che quella madre e quel neonato hanno attraversato. Ancora più raramente si pensa al padre e al suo ruolo nella storia. Quasi mai si riflette sugli operatori della nascita, che hanno incontrato quella madre e quel bambino.
Piuttosto capita di chiedersi: “Ma al parto nessuno si è accorto di niente?”. Come se il momento della nascita fosse l’unico in cui a una madre e a un neonato fosse dovuta una assistenza e uno spazio di ascolto.
Ogni informazione rispetto a questa madre e alla scelta che ha compiuto deve restare privata.
Questa madre va rispettata e attorno a lei deve essere garantito il silenzio, perché il gesto che ha compiuto è grande.
E lei lo sa.
Tutte le informazioni rispetto alla mancanza di assistenza durante il percorso nascita invece devono essere diffuse.
Ogni donna ha il diritto di essere accompagnata a partire dal test di gravidanza e durante l’intero percorso nascita da una ostetrica, come indicato dalle linee guida nazionali ed internazionali, definito da decreti legge e sancito dall’OMS. Tutte le donne devono sapere che la rete di servizi gratuiti territoriali è a loro disposizione per ricevere assistenza, consulenza, sostegno.
Il consultorio è il servizio dedicato all’assistenza al percorso nascita e la fase di pandemia che stiamo attraversando ci sta ricordando sempre più l’importanza della presenza della professionista ostetrica sul territorio per l’assistenza alla gravidanza, al parto e dopo la nascita. L’assistenza e la prevenzione nei primi 1000 giorni di vita di un individuo sono una priorità di salute pubblica.
Forse, se l’assistenza al percorso nascita fosse posta al centro della comunità, si potrebbero prevenire avvenimenti come questo?
Forse l’abbandono di cui si parla non è quello del neonato, ma è quello di una madre lasciata senza una assistenza adeguata alla maternità?
Non è mai troppo tardi per rimediare, si dice: potremmo iniziare a dimostrare da ora a questa madre che ci siamo, dicendole che il suo bambino sta bene e che ci prenderemo cura di lui, ma che quando lei lo vorrà noi, comunità, servizi, operatori, ostetriche saremo qui per lei.

Eleonora Sciascia, ostetrica
Consultorio Familiare Famiglia Ambrosiana – Sant’Antonio
Fondazione Guzzetti