Nella giornata di domenica 21 marzo, numerose piazze italiane si sono riempite di genitori, insegnanti e alunni che chiedevano la riapertura delle scuole, il ritorno di bambini e ragazzi alla scuola in presenza. I comitati dei genitori sono seriamente preoccupati per l’aumento dei casi di depressione, anche sui più piccoli.
Incontriamo Sabrina Ornito, psicologa e psicoterapeuta di Fondazione Guzzetti.
“Posto che il rischio per i ragazzi di ammalarsi di COVID a scuola o di essere veicolo di contagio è relativamente basso, come numerose ricerche hanno testimoniato, con la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado si espongono gli studenti a ben maggiori rischi evolutivi da un punto di vista psicologico, educativo e relazionale”.
Quali?
“Già da diversi mesi vengono alla nostra attenzione di psicologi psicoterapeuti e altri operatori psicosociali situazioni di elevata fragilità che riguardano in particolare i bambini, gli adolescenti e i giovani adulti. Da un’osservazione generale si evidenziano sempre più nuove complessità familiari, con un’aumentata povertà e maggiori stress interni alla cerchia familiare per l’isolamento, la perdita di una persona cara, la mancanza di supporti di aiuto economici o di figure di accudimento per i più piccoli”.
Le manifestazioni di sofferenza in età evolutiva durante la pandemia, hanno preso diverse forme. Di che cosa parliamo?
“I problemi emersi nei primi mesi a seguito della pandemia hanno riguardato i disturbi del sonno: nei bambini sono aumentati gli incubi notturni e le paure, i risvegli e la fatica di addormentamento. In contemporanea sono arrivate nuove domande di aiuto da preadolescenti legate all’insorgere di disturbi alimentari, specie sul versante anoressico. A settembre 2020 alla ripresa scolastica si sono verificate problematiche e paure legate al rientro a scuola, fobie relative al ritorno in classe, al ricontattare i compagni e ad uscire dall’isolamento. La paura del contagio che contagia. Col tempo sono aumentati soprattutto negli adolescenti gesti di autolesionismo fino a ideazioni suicidarie più frequenti. Lo stress continuo, le ripetute restrizioni, l’isolamento e la carenza di esperienze e di vita sociale rischiano di togliere la speranza a bambini e ragazzi che si stanno affacciando alla vita e sono di continuo interrotti nella loro possibilità di esprimersi e di sperimentarsi. Inoltre, l’attesa spesso delusa di un ritorno alla normalità e la sfiducia tendono a prevalere insieme alla stanchezza”.
E in un contesto come questo la chiusura delle scuole rischia di essere un’aggravante…
“Esattamente. La chiusura delle scuole è l’ennesima delusione, nonché complicanza per i genitori che ancora lavorano e si trovano a gestire un tempo dilatato all’estremo tra bambini in DAD, lavoro e magari anziani a cui pensare se non da accudire. I rischi di dispersione scolastica, demotivazione, fatica e incomprensione nel seguire le lezioni che sconfinano nell’impossibilità di apprendere sono solo alcune delle conseguenze, per non parlare dell’assenza totale di socialità e di vicinanza agli altri che ormai sono un lontano ricordo”.
Abbiamo forse capito solo ora quanto sia importante la scuola per bambini e ragazzi?
“Andare a scuola e apprendere significa fare un’esperienza quotidiana che non ha niente a che fare con la DAD, nonostante l’impegno di molti docenti”.
Come giudica la DAD? Che bilancio possiamo fare?
“La DAD è un tentativo di riempire un vuoto e di avvicinare idealmente le persone e i bambini ormai isolati, ma non rispetta la soggettività e la possibilità di esprimersi. E’ un’illusione degli adulti che sono convinti di sostituire con un surrogato la meravigliosa e complessa esperienza della scuola in tutte le sue parti. La DAD, in assenza di evidenze scientifiche che ne confermino la necessità, è un’ingiustizia che non rispetta il diritto dei bambini e degli adolescenti di istruirsi e di socializzare”.
A cosa andranno incontro i nostri figli?
“Stiamo obbligando i bambini e i ragazzi ad una rinuncia alla vita, perché la scuola è vita sociale, emotiva, relazionale. Purtroppo non stiamo considerando anche i possibili effetti a medio e lungo termine di queste scelte”.
Quali?
“La prima conseguenza generale è la forte riduzione delle competenze relazionali nei bambini e nei ragazzi, derivante direttamente dalla perdita di occasioni di incontro, confronto, scontro, socializzazione sia in ambito scolastico che sportivo e ricreativo. Questo può comportare a lungo termine una difficoltà di comprensione delle proprie emozioni e vissuti e dell’emotività, delle intenzioni e delle reazioni degli altri, rendendo molto più complicata la possibilità di instaurarsi dei legami di amicizia o sentimentali. Inoltre comporta una diminuzione della fiducia in se stessi e negli altri, del senso di autoefficacia e della speranza di desiderare e costruire un futuro”.
Così si rischia di perdere tanti ragazzi nel loro percorso di crescita…
“La dispersione scolastica e la demotivazione allo studio portano ad un abbassamento del livello di istruzione, con un aumento di quello che già oggi chiamiamo analfabetismo funzionale e con la conseguenza di essere ancora meno in grado, anche nelle nuove generazioni, di poter comprendere e valutare le informazioni che giungono dai diversi canali mediatici, sovente poco accurate o deliberatamente distorte”.
Non solo i bambini e i ragazzi, ma l’intera famiglia sta soffrendo in questo momento…
“La permanenza in casa di tutto il nucleo familiare e l’aumento dei fattori stressogeni, cui tutta la famiglia è stata sottoposta in questo periodo, ha spesso amplificato la conflittualità intra-familiare. Bambini e ragazzi che già in precedenza vivevano in contesti maltrattanti o violenti sono stati privati della possibilità di trovare nella scuola una via di uscita e di affermazione personale. Chi non viveva in tali contesti è stato spesso testimone di un clima familiare più critico, che ha sovente danneggiato l’idea di stabilità familiare”.
Che cosa prevedete, come Fondazione Guzzetti, per i prossimi mesi?
“Ci sarà molto probabilmente un aumento di richieste di aiuto nei prossimi tempi da parte di bambini e ragazzi. Sarà molto importante per chi lavora nell’ambito psicologico e sociale saper dare la giusta lettura anche di quelle situazioni che esprimono un disagio psicologico in maniera indiretta. Gli operatori dovranno trasformare in richieste di aiuto esplicite alcune manifestazioni che esprimono sofferenza come il ritiro dalle relazioni, i disturbi psicosomatici, gli agiti autolesivi (frequenti incidenti, tentati suicidi, attacchi al proprio corpo), l’elevata conflittualità nel gruppo dei pari, la rinuncia alle autonomie (patente, lavoro, hobby, studio). Per tutti questi motivi, è importante riconoscere il diritto ai bambini e ai ragazzi di poter andare a scuola e poterlo affermare anche in questo contesto di emergenza pandemica. Le scuole erano già state dotate di protocolli efficaci per la rilevazione, il tracciamento e la gestione delle situazioni di contagio. E’ necessario limitare il più possibile le chiusure delle scuole, effettuandole solo nei casi specifici e per il tempo utile al ripristino delle condizioni di sicurezza”.