Oggi incontriamo Ruben Valli, psicologo psicoterapeuta al consultorio Kolbe. Terapeuta sistemico, si occupa soprattutto della famiglia.
Come nasce questo desiderio, Ruben? Hai sempre voluto fare lo psicologo?
Non proprio. L’idea originaria era quella di stare con gli altri, sicuramente qualcosa è nato dal mio modo di essere e dal mio ruolo in famiglia. Chi ha toccato la sofferenza sviluppa una sensibilità molto acuta; o ti lasci sopraffare oppure te ne fai qualcosa.
Da piccolo eri molto socievole?
Tutt’altro. Facevo molto fatica a stare con gli altri. Ho migliorato col tempo le mie capacità sociali.
Da qui l’idea di iscriverti a Psicologia, dopo la maturità…
In realtà mi sono iscritto a Ingegneria.
Ma come?!
Sì, a quei tempi volevo fare un lavoro sicuro prima di dedicarmi a ciò che mi interessava ed appassionava. Ma dopo poco mi sono accorto che non faceva per me e così mi sono iscritto a Psicologia. Ci ho messo un po’ a laurearmi e ho fatto molte esperienze sul campo.
Volontariato?
Sì, ho incontrato la Comunità di San Martino al Campo a Trieste, la mia città natale. Lì ho trovato una mia appartenenza. È un’organizzazione che si occupa di povertà, emarginazione e disagio psichico, dipendenze. Ho proprio imparato tanto.
E poi?
Ho fatto l’educatore per più di vent’anni, con minori, adulti e disabili. Mi sono trasferito a Milano nel 2006 e facendo l’educatore domiciliare per la Cooperativa Azione Solidale, ho compreso meglio quanto fosse importante lavorare sulle relazioni in famiglia. Contemporaneamente ho lavorato su di me per acquisire consapevolezza e fiducia e poter sostenere l’altro in terapia, conseguendo l’esame di stato nel 2014 ed iscrivendomi alla scuola di psicoterapia Mara Selvini Palazzoli.
E come incontri Fondazione Guzzetti?
In uno dei miei tirocini della specializzazione, ho conosciuto la Fondazione Edith Stein e successivamente sono entrato in Fondazione, in particolare nel consultorio Kolbe, nel 2021, ormai già terapeuta sistemico.
Che cosa ti piace del lavoro in consultorio?
Potermi avvicinare al disagio con la forma della gratuità per l’utente. Mi piace molto essere aperto a tutti quelli che hanno una motivazione, ma non hanno risorse economiche. Mi affascina il pensiero complesso che vivi in consultorio, che emerge nelle equipe: imparo sempre molto.
Che tipo di utenza incontri abitualmente?
Adolescenti, giovani adulti, coppie. Mi occupo molto della famiglia.
Come sta la famiglia oggi?
Ha bisogno di supporto. La famiglia è un sistema dinamico, in continua trasformazione e richiede la partecipazione di tutti per il benessere di ciascuno.
E riesci sempre a coinvolgere tutti?
La cooperazione in seduta è essenziale. Il terapeuta è quello che sa del funzionamento degli esseri umani, ma il paziente è l’esperto di sé. Se non c’è questa collaborazione, non funziona.
Ruben Valli
Che obiettivi hai ora, per il futuro?
Mi considero un giovane psicologo, anche se ho già 50 anni. Sono in continua formazione. Lavoro con l’EMDR ed ho aggiunto la specializzazione in psicoterapia sensomotoria, un approccio corporeo che ritengo molto importante per avere cambiamenti in terapia.
Interessante. Hai parlato anche di EMDR. Ci spieghi brevemente di che cosa si tratta?
È un approccio psicoterapeutico specifico per il trauma. Tutti siamo soggetti al trauma. In questo approccio ci sono protocolli per affrontare gli eventi traumatici episodici o i traumi relazionali, quando riguardano persone più o meno significative che ci hanno limitato o trasmesso immagini negative di noi. È una buona strada per affrontare un passato doloroso.
Eventi traumatici, tipo?
Episodi molto chiari: incidenti, lutti, abusi. L’EMDR fa comunicare l’emisfero destro con quello sinistro, le sensazioni corporee con le emozioni ed i pensieri.
Se non avessi fatto lo psicologo, che cosa avresti fatto?
Probabilmente avrei insegnato. Mio padre è un professore di Zoologia all’università. Mi piace conoscere, ma altrettanto amo spiegare.