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Intervista a Stella Pisaniello – Gli adolescenti? Temono di deluderci

Oggi vi presentiamo Stella Pisaniello, psicologa psicoterapeuta del consultorio Restelli.
“Ho capito ben presto che avrei voluto fare una professione di aiuto” ci racconta, andando indietro nel tempo.
Eppure hai fatto il liceo scientifico. Non hai mai pensato a una facoltà di questo ambito?
No, il richiamo di pancia era nei confronti della facoltà di Psicologia. Ho sempre cercato qualcosa che coniugasse un interesse personale (e una propensione naturale) alla competenza. Ho fatto tanto volontariato e ho avuto un contatto quotidiano con le persone che avevano bisogno di aiuto. Questo sicuramente mi faceva stare bene, ma volevo stare con loro con qualche contenuto in più. Per me il lavoro deve avere un senso.
E qual è il senso per te?
Il senso sta nel fatto che il mio lavoro non è fine a se stesso, ma aiuta gli altri.
Dove hai studiato?
In Cattolica. Ho scelto clinica come specializzazione, ho fatto la scuola di psicoterapia, con orientamento psico dinamico, con un taglio sugli adolescenti e i giovani adulti.
Come conosci Fondazione Guzzetti?
Nei primi anni di specialità ho fatto tirocinio al CPS, ma negli ultimi due ho conosciuto il consultorio di Restelli, che fa parte di Fondazione Guzzetti. Lì c’era il progetto Spazio Giovani, con il quale potevo incontrare tanti adolescenti, anche se era il 2020 e la pandemia ci ha un po’ ostacolato.
Che cosa ti piace del consultorio?
Il lavoro in equipe è una ricchezza grandissima che non si trova in altri contesti. In consultorio lavoro con professionisti molto validi e le dinamiche di gruppo sono sempre molto valorizzate. L’attenzione alla persona si riflette inevitabilmente anche sul modo di lavorare.
Lavori ancora al CPS?
Sì. Mi occupo di un progetto innovativo di prevenzione del benessere psicologico dei minori che hanno un genitore che soffre di un disturbo psichico. Si chiama “Progetto Semola” ed è sostenuto dall’associazione Contatto presso l’ospedale Niguarda.
In che cosa consiste?
Utilizziamo un modello evidence-based acquisito dal nord Europa. Lavoriamo con le famiglie per sostenere le forze all’interno del nucleo familiare e supportare le vulnerabilità, ad esempio con una buona comunicazione della malattia del genitore. L’obiettivo è quello di favorire la crescita positiva dei minori, nonostante le difficoltà che non possiamo eliminare.
Informare i bambini anche su notizie dure da digerire è giusto?
Non solo è giusto, ma informare i bambini su quello che accade in famiglia è protettivo. Ovviamente lo si fa, tarando il linguaggio e le informazioni rispetto all’età e alla fase evolutiva del minore.


Stella Pisaniello

Ti piace questo lavoro?
Si, mi ritengo fortunata a poter fare un lavoro che mi piace. Ora formo anche altri operatori e operatrici al metodo, per implementare un progetto simile al nostro in altri ospedali.
Torniamo in consultorio. Chi incontri abitualmente?
Adolescenti, giovani adulti e coppie.
Come è cambiata la richiesta di aiuto in questi anni?
È cambiata l’intensità e la complessità dei casi.
Come stanno gli adolescenti oggi?
Gli adolescenti spesso presentano una profonda sofferenza, che poi si declina in varie sintomatologie. Fanno molta fatica ad accettarsi.
Perché?
Perché conoscere e affermare se stessi comporta una grande sofferenza. C’è il timore di deludere gli altri e di non essere accettati dai pari o dagli adulti.
Oltre al lavoro di clinica in consultorio, gestisci anche uno sportello psicologico…
Esatto. Al liceo Virgilio di Milano. Un progetto illuminato, perché richiesto e finanziato dalla scuola. La trovo una scelta molto lungimirante. Si tratta di un’opportunità che diamo agli adulti (insegnanti o genitori) di essere ascoltati. Spesso l’insegnante ha bisogno di capire come attivarsi per supportare al meglio i singoli studenti o la classe. Il genitore invece porta delle difficoltà nella relazione con il figlio o malesseri dei ragazzi a livello evolutivo. Insomma, lo sportello è funzionale soprattutto in ottica preventiva.
In che senso?
La consultazione è breve e io posso indicare se ritengo necessario un supporto alla genitorialità oppure attivare la rete del territorio per una presa in carico più strutturata del ragazzo. È una posizione privilegiata la mia, che mi permette di intercettare diverse situazioni potenzialmente difficili, ma anche di poter agire tempestivamente.