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Senza il consultorio più solitudine e più insicurezza – storia di una mamma del 2020

Francesca Lecchi, una giovane mamma, medico, specializzanda in chirurgia generale, ha vissuto la sua prima gravidanza a metà tra la fine del 2019 e la prima metà del 2020. Lavorando in ospedale, è stata messa in maternità anticipata, soprattutto a causa dello scoppio della pandemia. In questi mesi ha potuto frequentare, anche se da remoto, diversi incontri di Fondazione Guzzetti. La incontriamo per conoscerla meglio e per capire come ha vissuto questa esperienza.

Francesca, in che modo hai vissuto l’anticipo della tua maternità a causa del Covid?

Inizialmente molto male. Mi sono sentita tagliata fuori, all’improvviso. Per me è stato difficile da accettare il fatto che non potessi dare una mano. Ma ora so che il mio ruolo è quello di crescere mia figlia. Nonostante il periodo, abbiamo vissuto bene questi mesi. Non sono particolarmente impaurita. Sono molto razionale e cerco di non perdere la testa.

Come sei venuta a conoscenza di Fondazione Guzzetti?

Ho conosciuto i consultori di Fondazione Guzzetti tramite il mio medico di base, che mi ha consigliato una ginecologa di Fondazione Guzzetti. Con lei ho svolto tutte le visite durante la gravidanza. Il consultorio poi mi ha contattato per sapere se volevo partecipare al corso preparto, che ho seguito molto volentieri anche per il fatto che fosse online. Da quel corso mi sono giunte molte altre proposte, a cui ho sempre detto di sì, proprio perché potevo collegarmi da remoto. Con una neonata durante il Covid credo non sarebbe stato così semplice spostarsi.

Ogni giovedì partecipi all’oasi allattamento. Di cosa si tratta?

E’ uno spazio bellissimo. Qualunque domanda uno abbia su qualunque tema, può rivolgerla all’ostetrica o alla psicologa che ci accompagnano in questo percorso.

Quali altri gruppi di Fondazione Guzzetti hai frequentato?

Il corso di massaggio infantile e il corso di accompagnamento alla crescita. Questi ultimi sono molto più strutturati dell’oasi allattamento. Sono previsti incontri che si susseguono secondo una logica, mentre l’oasi allattamento è proprio uno spazio libero di condivisione.

Nei primi mesi dopo la nascita di tua figlia è necessario il confronto in gruppo con altre mamme o è meglio un rapporto one-to-one con l’ostetrica o la psicologa?

Il gruppo aiuta tanto. Sentire l’esperienza di altre mamme ti fa capire che non sei sola. Ci sono alcuni momenti della giornata in cui pensi: “Sicuramente gli altri bambini non sono così problematici e le altre mamme sono più brave di me”. Invece il gruppo fa emergere le fragilità di tutte noi ed è possibile condividere le fatiche di ciascuna. Il gruppo ti permette di ascoltare domande che tu non avresti mai posto, ma da cui puoi prendere spunto per la tua situazione personale.

Quali sono le tematiche più frequenti nell’oasi allattamento?

Tantissime. Dalle più banali, come “Non so chiudere bene il pannolino” fino alla richiesta di aiuto sulla relazione di coppia durante i primi mesi del bambino. Alcune condividono il disagio rispetto al proprio corpo e l’esigenza di sentirsi più bella.

Se dovessi definire questi incontri proposti dalle operatrici di Fondazione Guzzetti, che parola sceglieresti?

Ne userei due. Sostegno discreto. Questi incontri sono stati sostegno fisso, dove aggrapparti anche nei momenti più difficili. Non c’è giudizio, ma tanta discrezione. Partecipare agli incontri dei consultori di Fondazione Guzzetti non significa ricevere un manuale di istruzioni. Noi mamme siamo bombardate da consigli, spesso non richiesti e dati senza discrezione. Tutti ti dicono cosa fare. Qui invece c’è spazio per la mamma. Le operatrici dicono spesso: “Questo è un consiglio. Ma tu, come madre, cosa pensi sia meglio per tuo figlio?”

Come ti saresti sentita senza questo sostegno discreto?

Sicuramente più sola e più insicura. Mi hanno rafforzato nella mia capacità di essere madre. Ora mi sento libera di scegliere con mio marito quali sono le decisioni giuste per nostra figlia.