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Le assistenti sociali di Fondazione Guzzetti

Martedì 16 marzo è la Giornata Mondiale del Servizio Sociale.

Le assistenti sociali di Fondazione Guzzetti sono Maria Luisa Furioli e Valentina Pedroli, operative nei sei consultori della Fondazione presenti sul territorio della città di Milano.
Raccontarci in questo articolo è stata un’opportunità stimolante perché, da un lato ci  ha permesso di dare visibilità al ruolo del servizio sociale nei consultori, nella sua funzione di promozione, tutela e sostegno alle persone nelle diverse fasi del ciclo della vita e, dall’altra, come attivatore di risorse, ponte tra diversi attori nell’interazione continua con i servizi del territorio.

La diversificazione delle caratteristiche della popolazione che si rivolge alle nostre strutture, le singolarità dei bisogni e potenzialità espresse, le specifiche risorse presenti o meno nei territori cittadini, la storia stessa e il ruolo che ciascun consultorio ha costruito nella rete dei servizi territoriali caratterizzano spesso le richieste e le storie che le persone portano con sé quando si rivolgono nelle nostre strutture.


Maria Luisa Furioli

Nonostante ciascuna di noi sia presente in consultori diversi e si trovi ad affrontare situazioni di vulnerabilità diversificate, ci accomuna la volontà di rendere il più possibile omogeneo e strutturato il nostro agire professionale all’interno delle equipe multidisciplinari dei consultori, affinché il ruolo del servizio sociale possa essere una proposta flessibile ma condivisa, e questo è reso possibile da un confronto metodologico ed esperienziale continuo sia tra noi assistenti sociale, sia con le diverse figure professionali presenti in ogni struttura.

CHI INCONTRIAMO

Iniziamo nel raccontarvi quanto la varietà del nostro lavoro sia uno stimolo e una sfida quotidiani.
Abbiamo infatti la possibilità di incontrare persone appartenenti a sistemi culturali e sociali diversi e con bisogni trasversali:

  • famiglie
  • minori
  • donne in gravidanza
  • donne o uomini in situazioni di maltrattamento o violenza domestica
  • giovani
  • adulti
  • anziani
  • coppie di genitori o genitori soli, italiani e stranieri
  • persone che stanno attraversando situazioni di vulnerabilità sociale e/o relazionale o che presentano fragilità economiche, necessità di supporto psicologico o pedagogico o di una consulenza legale
  • adulti in difficoltà, portatori di disabilità o patologie psichiatriche o con vissuti di dipendenza da sostanze o gioco patologico

Per l’accesso in consultorio non vengono richieste né prescrizioni mediche né condizioni già accertate, ad esempio, di stati di dipendenza o patologie oppure vincoli di età o condizione giuridico amministrativa, che invece caratterizzano, almeno inizialmente, alcuni servizi sociali o socio-sanitari specialistici.

I PRIMI COLLOQUI

Questo fa sì che i primi colloqui di accoglienza e filtro psicosociale rappresentino una fase molto importate dell’intervento consultoriale, in cui il nostro compito diviene quello di accogliere, ascoltare, esplorare le risorse personali e relazionali della persona, codificare la domanda di aiuto, esplicita ed implicita, capire le aspettative e fornire informazioni e risposte, aprire alla possibilità di presa in carico da parte sia degli operatori del consultorio, noi comprese, sia di altri servizi territoriali verso i quali facilitare l’invio o  collaborare attraverso il lavoro di rete.

L’accoglienza e l’accompagnamento ad un servizio specialistico diverso dal consultorio costituiscono un aspetto importante del nostro lavoro. Preferiamo parlare di accompagnamento ai servizi territoriali piuttosto che di orientamento, perchè lavoriamo affinché le persone si sentano supportate da noi verso la presa in carico di operatori a cui noi abbiamo spiegato la loro situazione, con il loro consenso, e per le quali abbiamo “aperto la strada”. In questo lavoro di attivatori di risorse e connettori di legami, significativa è la collaborazione con i servizi territoriali:

  • i Servizi Sociali del Comune presenti nei diversi Municipi cittadini
  • i CPS delle Aziende Ospedaliere
  • i servizi per le Dipendenze (per citarne alcuni)
  • i Sindacati
  • la rete dei Centri di ascolto Parrocchiali
  • Enti e Associazioni del terzo settore – religioso e laico – che operano in ambito educativo, sanitario, psicologico e sociale.

Per raccontare questo nostro ruolo simbolica potrebbe essere l’immagine della bussola, che orienta e accompagna il cammino, può indicare una direzione tra le tante possibili, ma è poi la persona che si assume la responsabilità del “suo andare” e che muove i suoi passi, con il suo ritmo e andatura, con le sue forze e le sue debolezze, chi più velocemente chi inciampando e cadendo, ma si rialza e prosegue il cammino. Siamo chiamate a operare per la tutela dei diritti umani delle persone e per favorirne lo sviluppo sociale, per promuoverne il benessere (non solo della persona ma anche della società) come agenti di cambiamento.


Valentina Pedroli

Nella fase dei primi colloqui e dell’accoglienza, emerge una delle competenze specifiche dell’assistente sociale, definita anche all’interno del codice deontologico della professione, è cioè quella di garantire alle persone una presa in carico multidisciplinare ed olistica, considerandole nella loro globalità, attraverso connessioni e ponti tra i vari aspetti di un problema (cioè gli aspetti di criticità nella storia del singolo o della famiglia e i fattori di vulnerabilità) e nella sua totalità, cioè nel suo insieme di bisogni e risorse.

Una significativa parte del nostro lavoro consiste nella presa in carico di famiglie, caratterizzate da fragilità sociale ed economica, spesso straniere, con mamme in gravidanza e/o con bambini molto piccoli, situazioni aggravate dall’assenza di reti famigliari supportive e per le quali si attivano percorsi di sostegno alla genitorialità, spesso in sinergia con altri operatori del consultorio: ginecologhe e ostetriche che si occupano della gravidanza e del puerperio, anche attraverso la partecipazione ai gruppi di preparazione alla nascita o dopo il parto, a quelli per mamme e bimbi sulle varie tematiche dell’allattamento, dello svezzamento, del massaggio infantile o relative ai molti cambiamenti che in famiglia avvengono a seguito di una nuova nascita.
Anche noi come Assistenti Sociali abbiamo partecipato ad alcuni incontri di gruppo, in presenza (prima del Covid) e online durante questo periodo, per orientare le mamme verso l’accesso ai servizi e istituzioni, per informare sulle opportunità economiche e materiali presenti sul territorio o sulle procedure da avviare  per le domande di contributi economico o  i tutela della maternità e paternità, per esempio,  all’INPS. Questo accompagnamento e supporto delle famiglie cerca sempre di coniugare il sostegno genitoriale e l’attivazione delle risorse personali e di coppia, con l’informazione delle opportunità concrete ed economiche messe a disposizione dalla Enti locali, in quanto si tratta di situazioni tutte in stato di vulnerabilità economica.

Per queste situazioni la nostra presa in carico in consultorio è continuativa nel tempo (può durare anche più di un anno) e si inserisce nella fitta rete di servizi e interventi che possono essere realizzati.

Nello specifico, su questa tipologia di situazioni materno infantile, importantissima la rete dei progetti Per Mano QuBI – Save The Children. Per saperne di più clicca qui.

COLLABORAZIONE TRA IL CAV AMBROSIANO E IL CONSULTORIO KOLBE

Nell’ambito degli interventi a tutela della maternità e delle famiglie vorremmo dare evidenza alla sinergia, ormai ventennale, tra il CAV Ambrosiano e il nostro consultorio familiare Kolbe in viale Corsica. L’idea ispiratrice di questa stratta collaborazione era quella di far rientrare all’interno delle attività più ampie e variegate del consultorio, anche le specificità professionali degli operatori del CAV (Centro di Aiuto alla Vita) che hanno come mission principale la difesa della vita nascente, messa a rischio dalla situazione di vulnerabilità  economica e relazionale di madri che, spesso sole nella scelta se portare avanti una gravidanza, si sono rivolte a noi per chiedere aiuto. Al Kolbe il nostro lavoro è prevalentemente con famiglie straniere in cui sono presenti donne in gravidanza e/o minori neonati, con fatiche legate alla gravidanza e alla povertà economica, alla solitudine: la presa in carico è a lungo termine per un sostegno genitoriale e accompagnamento ai servizi consultoriali e territoriali con i quali si lavora in sinergia.

LA PANDEMIA

Alcuni anni fa erano molto più frequenti le situazioni dove le donne o le coppie portavano domande e bisogni, tra cui il rischio di aborto, mentre negli ultimi anni sono diventate assai più rare. Ora prevalgono situazioni in cui i genitori non sono in dubbio se portare avanti una gravidanza, ma sono preoccupati soprattutto per la mancanza di lavoro e per i problemi abitativi. Queste problematiche, soprattutto in questo periodo di pandemia, si sono ulteriormente aggravate favorendo purtroppo, talvolta, lo sfociare in situazioni di violenza familiare e conseguente rischio di pregiudizio per i minori. Il problema della mancanza o insufficienza di lavoro e la assenza di una situazione abitativa stabile sono aspetti con i quali le famiglie che incontriamo si scontrano quotidianamente e verso i quali non nascondiamo che spesso anche noi ci sentiamo impotenti. Il Cav Ambrosiano, insieme ai Centri di Ascolto Caritas di zona, fornisce beni di prima necessità per la prima infanzia come pannolini, latte, vestitini, alimenti, carrozzine e quanto può essere necessario a far sentire le madri e le famiglie supportate anche concretamente, oltre che emotivamente.

COLLABORAZIONE CON ALTRI PROFESSIONISTI DEL CONSULTORIO

Altro aspetto emergente del nostro lavoro è la presa incarico integrata insieme ad altri colleghi di diverse professionalità all’interno del consultorio, dove mettiamo a disposizione della persone e dei colleghi, la specificità della consulenza e sostegno sociale e, laddove lo si ritenga utile e necessario, attivando nuove reti territoriali o partecipando in modo attivo all’interno delle reti già esistenti, nell’ambito di differenziate situazioni:

  • difficoltà di coppia o genitoriali
  • tutela dei minori e dei legami famigliari
  • accompagnamento della popolazione straniera, comprendendo culture e bisogni e favorendo processi di integrazione
  • adulti che faticano ad accedere, per diversi motivi, ai servizi istituzionali, e presentano difficoltà legate ad situazioni emergenziali o temporanea di una fase del ciclo della vita
  • situazioni di emarginazione e forme di discriminazioni, con interventi sia di prevenzione che contrasto.

Ad esempio, persone che arrivano in consultorio con una richiesta di sostegno psicologico portano poi bisogni diversificati e l’equipe valuta che vengano coinvolte anche le assistenti sociali o, viceversa, avviene che persone che hanno richiesto consulenza ed intervento da parte dell’assistente sociale, successivamente, su loro richiesta o invito dell’equipe, possano beneficiare anche sulla professionalità di altri operatori, in un’ottica multidisciplinare. In questo senso abbiamo più volte constatato come lavorare in rete, sia all’interno che all’esterno del consultorio, possa davvero costituire una forma di cura, nel senso di prendersi cura, e terapia non meno efficace del lavoro terapeutico in senso stretto.

La nostra professione ci richiede di adattare e interpretare il nostro lavoro alla luce dei cambiamenti dei fenomeni sociali e culturali, dell’evoluzione e trasformazioni delle difficoltà che attraversano persone, gruppi e comunità: la formazione continua richiesta e offerta dall’appartenenza ad un ordine Professionale, la cornice normativa di riferimento, l’utilizzo di strumenti di intervento e analisi propri della professione, la curiosità nei termini di ricerca e approfondimento, fanno si che la professione dell’assistente sociale sia e debba essere “al passo con i tempi”!

E anche l’esperienza recente della pandemia – che oltre all’urgente necessità della tutela della salute della popolazione, ha scatenato problematiche e bisogni nuovi di natura psicologica, sociale nonché amplificato criticità già presenti in individui e famiglie – ci ha richiesto di ampliare il lavoro di rete con i diversi soggetti, istituzionali e non, per essere al fianco delle persone nell’affrontare emergenze e necessità.

Un ringraziamento particolare, soprattutto in questo periodo di pandemia, vogliamo fare soprattutto agli operatori dei supermercati solidali della Caritas, di Solidando, del ristorante solidale Ruben, della Croce Rossa, di Emergency e dell’associazione di “Medici in Famiglia” con cui abbiamo collaborato e continuiamo a collaborare. Presso “Medici in Famiglia” attraverso le procedure di “visita sospesa” possiamo inviare persone con richiesta di visite mediche con diversi specialisti e, in particolare, con richiesta di visite psichiatriche o di neuropsichiatria infantile. Queste prestazioni,  quando ISEE è inferiore a 6000 euro sono erogate in totale gratuità, proprio grazie al fatto che una quota elargita da chi è in grado di pagare, viene devoluta alle prestazioni di chi si trova in una condizione di precarietà. Poter contare su questa associazione, con cui la nostra Fondazione ha stipulato una convenzione, non è cosa da poco se pensiamo che la figura dello psichiatra e del neuropsichiatra infantile non sono presenti in consultorio e spesso presso le Unità di Neuropsichiatria Infantile e i Centri Psico Sociali delle varie zone di Milano e hinterland, l’accesso è più complicato e la lista di attesa può durare molti mesi.

Un’ultima riflessione riguarda il senso che ha per noi lavorare in Fondazione: poter vivere e condividere, nel contesto lavorativo, i valori cristiano cattolici nei quali crediamo da sempre e che ci sono stati trasmessi dalle nostre famiglie e di sperimentare quotidianamente  una grande apertura e libertà di pensiero, di accoglienza e rispetto dell’altro, qualunque sia la sua provenienza e il suo sistema di valori e credenze. Tutto questo costituisce per noi, e per le persone che incontriamo, una grande opportunità e ricchezza.

Maria Luisa Furioli e Valentina Pedroli