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Se il Covid ha arrugginito il rapporto tra nonni e nipoti – di Daniela Frizzele

L’emergenza sanitaria ha proposto una radicale modifica delle modalità di frequentazione dei nonni con i propri figli e dei nonni con i nipoti: l’impatto affettivo e relazionale ha avuto ricadute su tutti i membri della famiglia allargata.

DAL PRIMO LOCKDOWN A NATALE – STRATEGIE PER DIRSI “TI VOGLIO BENE”

Inizialmente, nei primi mesi dell’emergenza sanitaria, sono prevalsi smarrimento e senso di vuoto, causati dall’imposizione della distanza fisica per non contagiare i nostri cari più anziani o affetti da serie patologie.

Successivamente le famiglie si sono riorganizzate per mantenere vivo e forte il legame nonni e nipoti, adottando modalità semplici ma significative, che hanno ridisegnato e ribadito l’affetto profondo. Ne cito alcune a titolo esemplificativo: i nipoti, che vivevano con i propri nonni in casa, hanno fortemente limitato i loro contatti sociali in via preventiva proprio quando era finito il primo lockdown. Altre esperienze familiari, non godendo di questa vicinanza, hanno potenziato i contatti nonni-nipoti sfruttando, in un primo tempo, la tecnologia, successivamente con una frequentazione in presenza, in spazi aperti o in spazi chiusi ma ben arieggiati. Non sono mancati reciproci doni, realizzati in casa e poi consegnati sulla porta, per regalarsi uno sguardo di reciproco interesse, così come saluti fatti dalle finestre o dai balconi per dirsi con semplicità ma autentico vigore: non possiamo stare in contatto fisico, ma ci ribadiamo con-tatto il nostro profondo legame affettivo.

COME RIAPRIRE I CANALI COMUNICATIVI

Nella fatica e nella distanza di questa emergenza sanitaria è fondamentale tornare a riflettere sull’importanza che hanno le relazioni familiari e come queste abbiano bisogno di nutrirsi di sguardi, parole, tempo dedicato, gesti di premura, scambio di doni. In questo senso faccio proprio fatica a pensare un’interruzione drastica e totale di questi scambi e dove questo si fosse verificato credo sia importante riaprire i canali comunicativi e recuperare questa brutta parentesi, questa grave sospensione.

UN ESERCIZIO DI VISUALIZZAZIONE

Spesso nel mio lavoro, che è in gran parte dedicato alla cura delle relazioni, mi piace aiutare le persone a visualizzare i propri legami e a capirne l’importanza.
Cari lettori, che ora mi leggete, desidero proporvi una semplice visualizzazione: la faccio fare spesso nei percorsi educativi che rivolgo ai bambini che incontro e talvolta anche alle persone adulte in specifici corsi di formazione.
Per realizzare la rappresentazione chiamo un bambino, che volontariamente nel gruppo si presta all’esercitazione, e gli dico di immaginare di avere nella mano dei fili bellissimi e colorati, fili molto potenti e quindi capaci di raggiungere tutte le persone che gli stanno a cuore.
Poi mi fermo, attendendo la sua attenzione e gli chiedo: “Li vedi nella tua mano?”.
Con un pizzico di incertezza risponde di sì.
Allora gli dico: “Prendi un filo colorato e dimmi di che colore è”.
Il bambino prende coraggio, dando spazio alla sua fantasia e immaginazione, e prontamente risponde: “Giallo!”.
“Bellissimo!” esclamo io e continuo: “Questo filo giallo ha il potere di raggiungere in questo momento una persona che ti sta a cuore, che sta proprio qui nel tuo cuore” e poso la mia mano sul suo petto.
Così giochiamo e ci prendiamo gusto, finché il bambino ha nominato le persone che appartengono alla sua rete familiare e amicale. Nella mia esperienza ho sentito citare certamente i genitori, i nonni, qualche fratello (questo dipende dalla qualità dei loro litigi!), gli amici, altri parenti e la maestra.

IL GIOCO DEI FILI CHE ARRIVANO FINO AL CIELO

Quel che mi ha sempre colpito è che i bambini, nel fare il gioco, capivano sempre meglio che i fili, dato che erano molto potenti, potevano superare spazio e tempo per raggiungere persone che non erano presenti nella stanza e si trovavano in quel momento distanti, magari anche molto lontani, addirittura in altre città o in altri Paesi nel mondo. Questo capitava spesso in riferimento ai nonni magari originari di altre regioni e amici che non abitavano più a Milano perché si erano trasferiti altrove.
In alcune situazioni, ma non rare, il bambino si fermava un attimo a pensare, poi chiedeva il mio consenso a far partire un filo coloratissimo e straordinario per raggiungere in Cielo un nonno che era morto mesi o anni prima. Sono grata a questi bambini perché in modo spontaneo ci hanno confermato quanto sia importante il legame nonni-nipoti, un legame che resta vivo anche dopo la morte, perché fatto di esperienze vissute, ricordi, messaggi, insegnamenti di vita. Alla fine della rappresentazione dicevo a tutto il gruppo di bambini di pensare bene alla rete di fili colorati che ciascuno ha intorno a sé e di considerarla come una rete fondamentale che consente di stare bene, di crescere e orientarsi nella vita. Questa trama di relazioni sta ad ogni persona come la ragnatela sta al suo ragno: è vitale, è fonte di sostegno e nutrimento.

COME FARE PER NON SPEZZARE IL FILO

Sicuramente l’emergenza sanitaria ha modificato la trama, ma non è bene che spezzi alcun filo: questa continuità è auspicabile sia per i più piccoli quanto per i nonni stessi. Con le precauzioni del caso, continuiamo a incrociare lo sguardo sapiente dei nostri nonni, a stringere le loro mani vissute, ad ascoltare la voce carica di bene per i loro bambini e ragazzi. Se oggi non c’è spensieratezza nell’avvicinare i nonni, piuttosto prudenza e creatività nel dirsi il bene che ci si vuole, il legame è custodito.

Colgo l’occasione per ringraziare un’Associazione amica, quella dei Nonni 2.0, e per farla conoscere ai lettori perché la presenza dei nonni non solo è importante in famiglia, ma nella società tutta. Visitando il loro sito www.nonniduepuntozero.eu possiamo scoprire quanto prezioso sia il loro ruolo e innumerevoli i contributi su più fronti. Cito alcune frasi del loro manifesto, perché sono di forza e speranza straordinarie anche nel contesto attuale: “Nel mondo in cui viviamo i nonni, custodi della memoria, sono più che mai chiamati a essere attivi testimoni delle virtù e delle esperienze che, alla prova del tempo e della vita si sono dimostrate utili e valide per affrontare le sfide personali e sociali del tempo presente”.

Daniela Frizzele, pedagogista di Fondazione Guzzetti