Fondazione Guzzetti compie dieci anni
18 Aprile 2024

Progetto Raise – Sistema Antiviolenza – parla Gloria, ostetrica: “Perchè dobbiamo intervenire subito”

Il progetto Raise sta quasi arrivando alla sua conclusione: il finanziamento di Fondazione Comunità Milano terminerà il 30 giugno 2024 e noi cominciamo a fare un bilancio. Tra numeri, report, feedback e rendicontazione, crediamo che uno degli aspetti più importanti sia il modo in cui Raise abbia influito sul modo di lavorare di operatrici e operatori dei consultori di Fondazione Guzzetti.

Oggi ne parliamo con Gloria Margherita Roberti, ostetrica attiva nei consultori e nelle scuole, con i progetti di Prevenzione ed Educazione alla Salute.

“Raise è stata la mia occasione. Ho sentito una chiamata forte, quando mi è stata proposta la partecipazione a questo progetto. Sentivo che dovevo corrergli incontro!”
Perché?
ll femminile ha sempre riempito la mia vita: vengo da una famiglia con altre tre donne in casa, mia mamma e le mie due sorelle. E qualche vicenda personale mi ha fatto soffrire… Il modo che ho trovato, per riscattarmi dal dolore che ho vissuto, è stato dedicarmi alle donne.
Da qui la decisione di essere ostetrica?
Certamente la scelta della mia professione va in questa direzione. La solidarietà femminile è stato per me sempre un valore fondamentale.
Che cosa ha significato allora Raise nella tua vita?
Raise è stato un percorso molto ricco, pieno di nozioni e di emozioni. Sono sempre cresciuta pensando che se avessi avuto una figlia femmina, avrei dovuto davvero essere brava, per non caricarla di preoccupazioni riguardo a rischi o problemi che avrebbe potuto incontrare nella sua vita sessuale. Non voglio far crescere mia figlia nella paura, ma voglio darle gli strumenti giusti per essere consapevole, chiedere aiuto se ci fosse bisogno ed esprimere il proprio senso critico. Raise mi è servito anche in questo: acquisire strumenti per accompagnare al meglio mia figlia Maddalena, nella sua crescita di donna libera, felice, autonoma, perchè sappia camminare a testa alta, orgogliosa di quello che è senza farsi intimorire, cogliendo le situazioni in cui qualcosa non va tanto bene.
Perché questo tipo di formazione è molto democratica e comune a tutte le donne?
In fondo ciascuna di noi, donne, che si immerge nel tema della violenza può pensare ad almeno un momento della propria vita in cui si è sentita vittima. Raise ci ha fatto sentire vicine e simili, anche nella voglia di poter lavorare a protezione delle donne che in futuro andranno incontro alla violenza.
Che cosa senti di aver acquisito in particolare?
Ho degli strumenti per agire in modo concreto per aiutare le donne. Sono più sicura, posso approfondire e accogliere parole, pensieri e emozioni che riguardano il tema della violenza di genere.
Che cosa è cambiato rispetto al passato?
Prima nei miei interventi di educazione all’affettività e sessualità, non affrontavo quasi mai il tema della violenza in modo specifico, ma utilizzavo molto la “pancia” e il buon senso. Raise mi ha aperto gli occhi sui dettagli e i segnali deboli. Ora ho delle conoscenze, come operatrice. Sono attenta a rimandare una riflessione sulle singole parole che escono o la postura degli studenti e delle studentesse. È come se avessi un paio di occhiali nuovi per poter cogliere dettagli, che in realtà dettagli non sono.

Gloria alla Milano Marathon 2024

Quanto è stato importante lavorare in collaborazione con altri colleghi e colleghe, anche appartenenti ad altre Fondazioni simili a Fondazione Guzzetti?
Ho scelto di lavorare in consultorio perché credo nell’importanza della rete, di lavorare in gruppo, con operatori diversi ma con gli stessi obiettivi. Raise non è stata la formazione classica in cui acquisisci solo un nuovo sapere, ma la consapevolezza di essere una squadra. Siamo in tanti a lavorare contro la violenza. Il nostro obiettivo è comune, il nostro modo di lavorare d’ora in poi sarà accomunato da questo modo di collaborare insieme.
Il progetto Raise ha partecipato alla Milano Marathon del 7 aprile 2024. Hai corso anche tu, giusto?
Certo, ho partecipato a una staffetta, correndo i miei chilometri. Mi è piaciuta molto questa idea. Correre vuol dire andare avanti, anche in modo veloce. La corsa mi richiama qualcosa da fare presto, in modo urgente, come credo che sia il problema della violenza contro le donne, su cui bisogna intervenire subito.
Che cosa sogni per Raise, oggi?
La mia speranza è che Raise possa continuare, che la rete si possa allargare e possa essere sempre più resistente, per accogliere, senza far cadere le persone che alla rete si appoggiano, perché hanno bisogno di essere sostenute.

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